Utili di fonte estera percepiti da società di capitali: il caso Stati Uniti

La tassazione degli utili di fonte estera è disciplinata dal comma 2 dell’articolo 89 TUIR, il quale dispone l’applicazione dello stesso trattamento previsto per gli utili distribuiti da soggetti residenti, ossia tassazione nei limiti del 5 per cento, anche a quelli distribuiti dalle società ed enti non residenti di cui all’articolo 73, comma 1, lettera d), ad eccezione degli utili distribuiti da soggetti residenti negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato; ovvero gli utili distribuiti da soggetti esteri (che non siano residenti in “Paradisi fiscali”) sono esclusi dalla formazione del reddito della società od ente ricevente per il 95 per cento del loro ammontare. Ovvero su 100.000 euro di dividendi esteri percepiti da una società italiana, verranno tassati ad aliquota ordinaria (24,5%) soltanto 5.000 euro con una imposta pari ad euro 1.225; conseguentemente per la società italiana avrà un introito netto di euro 98.775.

Gli Stati Uniti

Le società di capitali americano si dividono sostanzialmente in 3 tipologie di Società di capitali: Società di Tipo C, di Tipo S e Società a Responsabilità Limitata (LLC); Sotto l’aspetto giuridico le società di tipo S sono identiche a quelle di tipo C. Ai fini della tassazione si rilevano, invece, notevoli differenze; dal punto di vista della tassazione federale sui redditi societari la società S è assimilata alla (LLC) e viene tassata per trasparenza (pass-through taxation).
Analizziamo ora la portata dell’art. 89 TUIR

Caso:

Dividendi distribuiti da una corporation statunitense (Società di Tipo C) posseduta al 100% da una società di capitali italiana (S.p.A. o S.r.l.).

La controllata Statunitense ha prodotto redditi pari ad 100.000 Usd, quindi, sconterà una imposizione fiscale federale pari a 22.250 usd ovvero il 22,25% (aliquota media), generando dividendi lordi per usd 77.750; ogni dividendo pagato dalla società statunitense è soggetto (in base al trattato contro la doppia imposizione tra l’ Italia e gli Stati Uniti) al 5% di ritenuta d’acconto se la società italiana ha una partecipazione nella società statunitense di almeno il 50%;al 10% di ritenuta di acconto se la società italiana ha partecipazione dal 10% al 49%. Se la partecipazione è inferiore al 10%, la percentuale di imposta è del 15%.
Nel caso esaminato la ritenuta di acconto di fonte americana, è pari al 5%, ovvero 3.887,5 usd; pertanto i dividendi netti della società italiana sono pari a 73.862,5 usd; nel caso di totale distribuzione sul 5 % verrà applicata la tassazione ordinaria italiana generando ulteriori 905 usd di imposte con un netto totale di 72.957 usd, con una imposizione complessiva (USA+ITALIA) del 27%, nominalmente inferiore alla sola imposizione sugli stessi redditi prodotti in Italia.
Considerando inoltre la differenza nel calcolo della base imponibile esistente tra gli Stati Uniti (tutto sostanzialmente deducibile dal reddito di impresa) e l’Italia (limitazioni alla deducibilità degli interessi, dei costi per autovetture, telefoni ecc.ecc.); emerge chiaramente la convenienza fiscale nel detenere una società di distribuzione e/o di produzione negli USA.